
Negli ultimi giorni, si sono rincorse numerose voci riguardanti il futuro di Rafael Leão, il talento portoghese che ha incantato San Siro con le sue accelerazioni fulminanti, la sua classe e il suo carisma. Tuttavia, una notizia emersa nelle ultime ore ha scosso l’ambiente rossonero: Leão potrebbe sì acquisire nuova importanza nel progetto dell’AC Milan, ma al contempo rischia di perdere il suo ruolo centrale, simbolico e tattico, all’interno del club.
Una doppia faccia della medaglia che spaventa i tifosi, entusiasma le pretendenti europee e lancia nuovi interrogativi sul percorso che il Milan sta tracciando in vista della stagione 2024/2025.
Leão e il Milan: una storia d’amore… in bilico?
Quando Rafael Leão è arrivato al Milan dal Lille nel 2019, era poco più che un talento grezzo, dotato di lampi straordinari ma ancora poco continuo. Oggi, a 25 anni, Leão è uno dei giocatori più riconoscibili del panorama europeo: campione d’Italia nel 2022, MVP della Serie A, protagonista in Champions League, e titolare fisso della nazionale portoghese.
In cinque stagioni in rossonero, ha collezionato:
190 presenze
52 gol
44 assist
Numeri importanti, ma che raccontano solo una parte della storia. Leão, infatti, è diventato molto più di un semplice esterno offensivo: è il volto mediatico del Milan post-Ibra, è il giocatore più pagato della rosa (5 milioni + bonus), ed è l’uomo immagine per campagne pubblicitarie e sponsorizzazioni. Ma tutto questo potrebbe non bastare.
Il rischio della “perdita di centralità”
Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport e rilanciato da alcuni esperti di calciomercato tra cui Fabrizio Romano, il Milan starebbe valutando una trasformazione profonda della propria struttura tattica, con l’obiettivo di rendere il gioco più verticale, aggressivo e collettivo. In questa prospettiva, il ruolo di Leão potrebbe essere riconsiderato.
Con l’arrivo imminente di un nuovo allenatore – Paulo Fonseca sembra il prescelto – la posizione in campo di Leão potrebbe cambiare radicalmente. Fonseca è noto per prediligere un calcio di possesso con ali che rientrano per associarsi, piuttosto che esterni larghi a piede invertito che giocano isolati, come Leão. Ecco perché si fa strada l’ipotesi di un Leão meno centrale nel progetto tattico.
Peggio ancora: alcune fonti riferiscono che, in caso di offerta ritenuta congrua (si parla di almeno 100 milioni di euro), la dirigenza potrebbe valutare una cessione “strategica” del portoghese, utile a finanziare 3-4 nuovi innesti funzionali e a riequilibrare una rosa che, al momento, appare disomogenea.
Dalla centralità assoluta al rischio sacrificio
Nel Milan attuale, Leão è senza dubbio uno dei leader tecnici. Tuttavia, non è mai diventato un leader “mentale”, come lo erano Ibra o Kjaer nei loro anni migliori. La sua discontinuità nelle partite decisive – alterna giocate da Pallone d’Oro a lunghi momenti di anonimato – ha alimentato un dibattito interno tra chi lo considera intoccabile e chi lo vede come un potenziale lusso da monetizzare.
Le critiche non mancano: nella stagione appena conclusa, Leão ha segnato appena 9 gol in Serie A, accompagnati da 8 assist. Non abbastanza, dicono in molti, per un giocatore con il suo talento, il suo stipendio e la sua centralità mediatica. Alcune voci riportano anche frizioni con lo staff tecnico, delusione per l’andamento della stagione e una certa insoddisfazione per i piani futuri della società.
Le pretendenti europee sono alla finestra
Non sorprende che, a fronte di questa situazione, diverse big europee abbiano riacceso i fari su Leão. In particolare:
Paris Saint-Germain: dopo l’addio di Mbappé, i parigini cercano un nuovo simbolo offensivo. Luis Enrique è un grande estimatore di Leão.
Chelsea: già in passato aveva tentato un assalto, e il nuovo ciclo con Enzo Maresca potrebbe riportare il portoghese al centro dei radar.
Manchester United: Erik ten Hag cerca un esterno sinistro esplosivo, e Leão piace da tempo alla dirigenza.
Real Madrid: meno probabile, ma non da escludere in caso di mancato arrivo di altri obiettivi.
Tutti club in grado di offrire ingaggi faraonici, palcoscenici internazionali e progetti tecnici di altissimo livello.
Il Milan ha davvero bisogno di vendere?
La domanda più spinosa riguarda la strategia societaria. Il Milan ha chiuso l’ultimo bilancio in attivo, grazie anche alle vendite di Tonali, Brahim Diaz e alla partecipazione in Champions. Tuttavia, per rimanere competitivi, il club deve autofinanziarsi, come dimostra anche l’a
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